martedì 16 agosto 2011

West Side Story

Poggiai la siringa sul tavolino ed avvertii subito un forte appetito misto ad euforia: cupido di cibo misi a soqquadro l'intera cucina per trovare, infine, un marcescente contenitore d'alluminio nel frigorifero...
Con un movimento rotatorio dei polpastelli lo scrutai attentamente, con acribia da assassino; individuata che l'ebbi, afferrai la linguetta e tirai con delicatezza mentre il metallo, cedevole, s'incurvava.
"No, la Scatoletta di Tonno no!" esclamò Fanny. "Non farlo, ti prego; conosci il suo carattere, odia che si tocchi ciò che è suo: ti ucciderà, si vendicherà..." continuava, mentre divoravo avidamente la meschina pietanza rinvenuta.
Invano si spendeva in avvertimenti: avevo compiuto il gesto, infranto il divieto; "Nitimur in vetitum" risposi sfrontatamente, uscendo dalla stanza e dirigendomi al saloon più vicino.

Squallido e giallastro a causa della sabbia che, sovente, investiva le sue pareti, il Milly Market &Co. era pur sempre il luogo della mia infanzia, luogo di libidine, degrado e perversione.
Mi sedetti al solito posto osservando una decrepita grassona, seduta due posti più in là, e le sue mani adipose le quali bistrattavano un quotidiano che sfogliò fino alla pagina delle barzellette.
Leggendole, esplose in una fragorosa risata: le interiora volarono tutto intorno lordando di sangue il locale!

Immediatamente accorse la cameriera con lo straccio, mentre Johnny gettava il cadavere della vecchia nel cassonetto sul retro: Lullaby (così chiamavano l'inserviente), inginocchiandosi e strofinando energicamente il pavimento per rimuovere le entragna, mostrava le cosce procaci e imprimeva al florido seno un moto ondulatorio.
Ero ancora immerso in pensieri lascivi quando l'ombra di qualcuno dietro me fece sì che mi girassi: vidi appena il lampo di un vindice pugnale e Tonno che, con occhi atrabiliari, abbassava su di me l'arma per vendicarsi dell'offesa subìta.